Pensare alla ghisa vuol dire fare riferimento a una lega che può essere declinata in tante varianti differenti a seconda dell’utilizzo che si intende farne e, ovviamente, del procedimento di produzione da cui derivano. Ne è un esempio la ghisa bianca, a cui si ricorre per la realizzazione di oggetti destinati a durare a lungo e, di conseguenza, a essere in grado di resistere all’usura: è il caso dei cilindri di laminazione e delle ruote di carrelli. Questo particolare tipo di ghisa è caratterizzato dalla presenza di cementite: a questo proposito, per favorire la sua formazione si usano degli inserti o delle anime in metallo che hanno lo scopo di ridurre i tempi di raffreddamento, e che vengono inseriti nelle forme in terra o in sabbia. Per questa ragione, tra l’altro, la ghisa bianca viene definita anche come ghisa in conchiglia.
Va detto, comunque, che in una fonderia di ghisa si ha la possibilità di intervenire sulla rapidità di formazione della cementite anche in altri modi: la si può aumentare, tra l’altro, aggiungendo degli elementi in lega. Il cromo è una soluzione che viene sfruttata di frequente, anche perché ha la capacità di favorire le reazioni di carburazione, le quali permettono di evitare la segregazione della grafite in presenza di getti di spessore notevole. La produzione di ghisa bianca, ad ogni modo, per la maggior parte viene destinata a ulteriori lavorazioni da cui si ricava la ghisa malleabile.
Che macchinari ci sono in una fonderia di ghisa?
La ghisa malleabile presenta la particolarità di contenere al proprio interno grafite in forma di fiocchi: ciò dipende dalla decomposizione termica della cementite che si trova nella ghisa bianca, la quale viene sottoposta a un trattamento termico di ricottura che prende il nome – appunto – di malleabilizzazione. Tale processo termico, in sostanza, prevede di partire da pezzi di spessore ridotto di ghisa bianca non legata, da riscaldare a una temperatura di 950 gradi per diverse ore di seguito, così da agevolare la loro decomposizione. Tuttavia, proprio il fatto che vi sia bisogno di pezzi di spessore limitato è da considerare un limite piuttosto importante per la produzione di questo tipo di ghisa, che pure ha una duttilità che può essere paragonata a quella dell’acciaio dolce.
Che si tratti di ottenere la ghisa bianca, la ghisa malleabile o qualsiasi altro tipo di lega, una fonderia di ghisa non può fare a meno di macchinari specifici. Presso la Fondar, una realtà molto importante nel settore che ha sede nelle Marche, ci sono diversi reparti, ognuno dei quali destinato a una lavorazione ben precisa e, quindi, pensato per ospitare apparecchiature specifiche: il reparto di formatura sabbia verde accoglie, tra l’altro, un impianto di granigliatura a passaggio continuo e un impianto automatizzato adatto alla realizzazione di serie piccole e medie, con getti che raffreddano in un arco di tempo di due ore.